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Yoyalodije

Faustino y La maldición del Plus

La “maldición del Plus” la viví in diretta en carne ajena in un remoto villaggio di Extremadura.

Anno 2005, il Barça di Rijkaard, líder in racha victoriosa, recibe al Paleti una notte di domingo. Vado al bar del pueblo a passare il rato e confraternizar con la gerontocrazia locale. Al cruzar el umbral mi asaltan efluvios di culerdismo desaforado aliñados con tensione scrotale. Nervios en el pre-match. Il senile camariere e tre viejecillos di 80 anni exudando ottimismo apabullante entre gritos di “¡Vamos, Barça!” e “¡Ronaldinho, dales caña!”. Cazzo, ho passarem bé.

Minuto 1. Gol del Niño Torres. Il rispettabile implosiona, poi explosiona, implosiona un’altra volta e torna a explosionar: “¡Nooooooo! ¡Mecag*** la pu** que pa*** a &%$&·%”·$”·$! ¡Jod**! ¡¿Pero qué pu** mier** es ésta?! ¡Vamos, vamos!” . Il blauganómetro a punto di reventar.

Avanza la partita e le occasioni si suceden. Fallamos più que una escopeta di feria e la muchachada arrugada se da all’alcol entre llantos di disperazione.

Secondo tempo. sta costando empatar ma c’è ancora un sacco di tempo e molta tela que cortar. Il Plus si recrea en los fallos culers, resoplos in primo piano a cámara lenta. Hasta alguna sípia in ángulo inverso. Los Boixos Olds palidecen, enrojecen, azulean, violacean, emblanquecen in un susseguirsi di manifestazioni esterne dello ovvio: les va a petar la patata. Già non animan più con la stessa energia, già non vociferan con desgarros gutturali.

Servidora sigue confiante come un buon fliglio del cruyffismo. In un atto di buon samaritano, inteno apaciguar a las fieras descascarilladas e les faccio partícipes della mia esistenza con un “Tranquilli, que il gol está al caer”. Un raggio di speranza illumina fugazmente sus caras, però non lo suficiente come per dissipare la pesadumbre del fatum, dell’inevitabilità, de la catástofre que asoma por sus ancianos occhi. Uno de ellos coge aire e con un hilo di voce quasi fúnebre mi risponde: “Es que aquí el Faustino lleva 13”. “¿13 che cosa?” le dico. “¿Pues qué va a ser? 13 aciertos en la quiniela. Le ha puesto un 1 al Barça y tienen que ganar para hacer el pleno al 15” me salmonea.

Hosties, adesso sí que hay que vincere como sea. Per empatía y per vedere qué migajas posso atropar nella celebrazione quando al Faustino le caigan los millonacos. Comincio a aullar come un pazzo “¡Barçaaaaa, Barçaaaa!”. Los abuelos se animan, le dicen al camariere “Ponle al chaval lo que quiera, hombre”. Una birra, que non è plan di abusare e ya habrá tempo per il champaguen e il güiski quando Ronaldinho la enchufe.

Tic tac.

Minuto 90. 4 di añadido. Difficile. Gli amici di Faustino le acarician la espalda come mostra di derrota, ma Faustino saca un piede della tomba e entabla la retahíla di imprecaciones, insulti e maledizioni contro l’universo più salvaje que he visto e veré nel mio passaggio attraverso questa valle di lacrime.

Minuto 94. Cabalgada di Torres. Faustino berrea. Gol. 0-2. Faustino rompe la barriera del sonido. Tano Pasman avant la lettre. Sal nella herida. Repetizione en super-slow-motion. Cuore roto. Festivale in Canal Plus. Faustino calla. Lo que queda della vita di Faustino & The Colleagues se va por el retrete. Finale. Silenzio mortale. Pues nada, mi dispiace e tale. Adéu i que vagi bé.

Puto Pelopincho. Puto Roubinsoun. Puto Maritrini.